Criptomnesia: perché è inevitabile plagiare

La memoria ha la straordinaria capacità di registrare ogni cosa, ogni parola che abbiamo letto, ogni nota che abbiamo ascoltato. Purtroppo per noi, è molto meno efficiente nel ripescare consapevolmente tutte queste informazioni, che tuttavia continuano a vivere nel nostro cervello. Può anche capitare, a volte, che seguendo il flusso creativo non ci accorgiamo di aver recuperato un antico ricordo, qualcosa di già noto ma di dimenticato, e che in realtà stiamo “plagiando” qualcun altro.

“Ho il sospetto” scrive Oliver Sacks ne Il fiume della coscienza “che molti degli entusiasmi e degli impulsi, che mi sembrano in tutto e per tutto miei, possano essere scaturiti da suggerimenti altrui dei quali ho subito, in modo più o meno consapevole, la forte influenza, e che ho poi dimenticato.”

Nel suo libro, il celebre neurologo descrive questo fenomeno molto comune, chiamato “criptomnesia”. La criptomnesia è un “disturbo della memoria in cui i ricordi appaiono come creazioni originali” (Vocabolario Treccani). Ci succede molto più spesso di quanto crediamo: abbiamo intuizioni, idee o motivetti in testa che pensiamo siano un prodotto originale della nostra mente, ma inconsapevolmente li stiamo ricopiando da un ricordo del passato. Da un libro, da una canzone, dal bigliettino trovato nel biscotto della fortuna. Come nel breve e divertente video proposto di seguito.

“Guardia, guardia scelta, brigadiere e maresciallo”, Mauro Bolognini

D’altronde, per uno scrittore, così come per un musicista, è quasi impossibile prescindere da una qualche forma ingenua di “scopiazzatura”. La criptomnesia, giocando, potrebbe rappresentare una via di fuga dall’accusa di plagio, poiché è inevitabile che le nostre intuizioni attingano inconsapevolmente dal bagaglio culturale con cui siamo entrati in contatto nel corso della nostra vita. Per dirla con Jung, “Come l’individuo non è assolutamente un essere unico e separato dagli altri, ma è anche un essere sociale, così la psiche umana non è un fenomeno chiuso in sé e meramente individuale, ma è anche un fenomeno collettivo.”


 

Fonte

Sacks. O. (2018), Il fiume della coscienza, Adelphi, Milano

 

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