6 modi per trascorrere il tempo con gli altri

Eric Berne (1964), il padre dell’Analisi Transazionale, propone una classificazione dei modi in cui l’essere umano organizza il tempo delle relazioni sociali. La strutturazione del tempo è una risposta alla noia, all’imbarazzo, al sentimento di non esistere. L’autore delinea 6 passaggi, che vanno da un minimo ad un massimo di coinvolgimento e quindi di rischio emotivo. Vediamoli in ordine.

  • Isolamento. È la strategia del ritiro, dell’evitamento dell’altro. L’isolamento è inteso anche quando si sta fisicamente in un rapporto ma ci si distrae, ci si chiude, impedendo all’altro di poterci contattare in qualche modo.
  • Rituali. Sono una forma di interazione sociale standardizzata. Ad esempio, il saluto e la galanteria. Il rituale è la prima forma di riconoscimento dell’altro ed è profondamente influenzato dalla cultura e dalle norme condivise. In alcuni paesi, infatti, il “buongiorno” è un rituale lungo, importante e imprescindibile.
  • Passatempi. Sono una forma di condivisione meno standardizzata, ma ancora priva di un obiettivo concreto. Il passatempo permette di iniziare ad esplorare l’altro, senza mettere in gioco parti di noi. Pensiamo alle “quattro chiacchiere”, al calcetto, alle uscite del sabato sera. C’è un accordo implicito di non implicazione a livelli profondi della persona.
  • Attività. È quando il rapporto si organizza in funzione di un obiettivo. L’attività è una relazione funzionale, pragmatica. Lavorare o pianificare un viaggio sono modalità di rapporto in cui il tempo viene strutturato per trarne un vantaggio nel qui ed ora.
  • Giochi psicologici. Sono modalità di relazionarsi con l’altro che si ripetono nel tempo, anche in rapporti diversi. L’obiettivo dei giochi è confermare le convinzioni su di sé, sugli altri e sul mondo esterno, che abbiamo interiorizzato fin dalla primissima infanzia. Ad esempio, una persona “individualista” chiede aiuto esplicitamente, ma impedisce all’altro di rendersi utile, mettendogli fretta, bocciando le opzioni proposte, sminuendolo fino a farlo sentire un incapace, confermandosi così implicitamente che le cose si fanno meglio da soli.
  • Intimità. È un modo di stare insieme autentico, senza rituali, giochi o passatempi. È il tempo di maggiore qualità relazionale, ma anche quello più rischioso, poiché si mettono a nudo aspetti di noi di cui magari ci vergogniamo e fragilità di cui abbiamo paura.

Che livello di intimità riesco a raggiungere con gli altri? Quanto sono ancorato ai passatempi, o ai giochi, come forme alternative di stare insieme senza implicazioni? Nella sessualità, quanto tempo riservo per la vera intimità? Quanto invece lo vivo come un’attività, un passatempo o un rituale? Da quanto tempo non condivido realmente qualcosa con i miei genitori? Con questo mio amico, perché non riesco ad andare oltre i passatempi? Perché i rituali mi mettono sempre a disagio?

Questa classificazione, nella sua apparente semplicità, è molto potente. In particolare, è uno strumento utile per riflettere sul nostro modo di stare in relazione con familiari, amici o partners.


Fonti

Berne E. (1987), A che gioco giochiamo, Bompiani, Milano

Berne E. (1979), Ciao… e poi?, Bompiani, Milano

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