Lo psicologo di base è il futuro della salute (?)

I vari Ordini degli Psicologi si stanno muovendo da anni, professionalmente e politicamente, per istituire la figura dello “Psicologo di base”. Una formula che è stata sperimentata, in diverse regioni, è l’affiancamento di uno psicologo al Medico di Medicina Generale (MMG). Esperienza emblematica, a noi vicina, è quella realizzata dal professor Luigi Solano (Solano, 2011), il quale, dal 2000, prevede questo connubio come area di formazione per gli allievi della Scuola di Specializzazione in Psicologia della Salute, attiva alla Sapienza. 

Una buona integrazione delle due figure si è rivelata potente strumento di prevenzione psicosociale. La presenza dello psicologo, nello studio del MMG, rende infatti possibile:

  • Intervenire nelle fasi iniziali del disagio, piuttosto che posticipare il lavoro psicologico, considerato spesso come “ultima spiaggia”
  • Garantire un accesso a tutta la popolazione, legittimando il nuovo professionista attraverso l’alleanza già esistente tra medico e pazienti

Si stima che circa il 50% delle richieste che arrivano al MMG esprime un malessere dell’individuo nel rapporto col proprio contesto. Di più, si stima che il 70-80% delle risorse sanitarie sia impiegato per contrastare le malattie croniche, in letteratura ascrivibili alle cosiddette “psicosomatiche”; insonnia, gastrite, cistite, cervicalgia, dermatite e così via.

Lo “Psicologo di base” potrebbe favorire nuove modalità di narrazione da parte dei pazienti e l’istituzione di un setting terapeutico più responsivo, propenso ad assegnare pari dignità a sintomi somatici e problemi di natura relazionale. Questa proposta crea inoltre uno spazio in cui promuovere lo psicologo come risorsa al servizio del territorio, smussando lo scetticismo e i pregiudizi che ne circondano la professione. L’affiancamento al MMG permette un reale approccio bio-psico-sociale al benessere delle persone, focalizzato sulla qualità di vita del paziente, non più sul corpo “malato”. Tuttavia, un intervento di questo tipo è realizzabile solo attraverso il riconoscimento di due aspetti fondamentali:

  • Il sintomo può essere un segnale, un tentativo di comunicazione ed espressione di un disagio esistenziale, laddove esso non riesca ad emergere psichicamente
  • Prendersi cura vuol dire preservare gli aspetti corporei ed emozionali dalla crisi della malattia, per riattivare il ciclo di vita interrotto

Il vissuto di malattia non si risolve con la diagnosi, o con la prescrizione di una terapia, poiché esso comporta una trasformazione dell’autonomia sociale, della regolazione emotiva e della rappresentazione di sé. Si pensi alla frustrazione, alla rabbia, all’impotenza del paziente di fronte ai lunghi processi diagnostici, effettuati attraverso analisi varie e visite specialistiche, spesso con esiti negativi.

L’abbinamento MMG-psicologo, ad oggi frutto di esperienze frammentarie, ha le carte in regola per diventare il futuro della Salute nell’ambito dell’assistenza di base.

 


Fonti:

https://www.psy.it/comunicati-stampa_old/allegati/cs_psicologi_di_base.pdf

Solano L., (2011), Dal Sintomo alla Persona. Medico e Psicologo insieme per l’assistenza di base, FrancoAngeli, Milano

http://www.forlitoday.it/cronaca/psicologo-di-base-due-anni-di-sperimentazione-utilizzato-tra-i-30-e-i-50-anni.html

https://www.quotidianosanita.it/lavoro-e-professioni/articolo.php?articolo_id=70079

Balint M., (1957), The doctor, his patient and the hillness, Pitman Medical Publishing, Co. Ltd, London. Trad. it. (1961) Medico, paziente e malattia, Feltrinelli, Milano

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